(Una cara amica del Col·lectiu Emma, Angela, ci ha fatto pervenire la traduzione in italiano di alcuni stralci del discorso fatto dal Presidente Mas davanti al Parlamento della Catalogna lo scorso 25 settembre 2012. Ci sembra un buon modo di spiegare la posizione dei catalani ad un pubblico, quello italiano, che sfortunatamente è molto poco informato sulla nostra situazione)
(...)
Questo Parlamento ha votato, più di una volta, che la Catalogna ha il diritto di autodeterminazione. E' giunta l'ora di esercitare questo diritto. In forma democratica, pacifica e costruttiva. Non bisogna cercare nemici esterni; bisogna solo guardare alla nostra forza interiore come popolo e come nazione.
Ci sostiene una storia millenaria: ci sostiene, come diceva Pau Casals davanti alle Nazioni Unite, il fatto di essere una delle democrazie più antiche d'Europa, se non la più antica; ci sostiene la sopravvivenza di una istituzione, la Generalitat, che affonda le proprie radici nel Medioevo e che è stata re-instaurata prima della Costituzione spagnola; ci sostiene un'identità forgiata lungo i secoli e sedimentata sulla cultura e non sulla razza o sull'etnia, e, precisamente perché la nostra identità è culturale non può essere mai aggressiva nè esclusiva; ci sostiene l'amore ed il compromesso con una lingua che è sopravvissuta ad insurrezioni, colpi militari, guerre, dittature e leggi che hanno tentato di silenziarla per sempre senza riuscire mai completamente nell'intento; ci sostiene la nostra identificazione con Europa, fino al punto che possiamo dire che noi non siamo in Europa, ma che siamo Europa; ed oltre a tutto questo, che non è poco, ci sostiene la nostra volontà di essere. Vogliamo rispetto per quello che siamo, e non doverlo chiedere ogni giorno né doverci giustificare per essere quello che siamo.
Vogliamo gli stessi strumenti che hanno le altre nazioni per preservare la nostra personalità collettiva ed sviluppare un progetto proprio di paese e di società.
Catalogna è un paese di dialogo e di patti. Ma non è un paese succube. Che non si confonda un atteggiamento che cerca l'accordo ed una mentalità basata sul "parlando ci si capisce", con un atteggiamento amorfo ed adagiato a qualsiasi circostanza. Possiamo essere amici di tutti, e lo abbiamo dimostrato quasi sempre, però non in cambio di smettere di essere catalani. Non in cambio di diluire la nostra personalità. Non in cambio di rinunciare ad un progetto collettivo al servizio dei 7 milioni e mezzo di cittadini di questo paese.
Il cammino che la Catalogna si accinge a percorrere sarà irto di ostacoli. Ci saranno diffamazioni, provocazioni e minacce di ogni sorta. Diranno che la Catalogna va verso un burrone e tenteranno di utilizzare la lingua e l'origine geografico delle persone per istigare lo scontro tra di esse. Quelli che saranno tentati di fare ciò, farebbero bene a ricordare che la lingua castigliana è anche un patrimonio della Catalogna, come il catalano dovrebbe esserlo della Spagna. Anzi, è un patrimonio amato. Inoltre, dovrebbero ricordare che dividere un popolo come la Catalogna per l'origine delle persone sarebbe un'autentica aberrazione, perché l'anima della Catalogna si alimenta della mescolanza di persone di origine diversa.
Nei prossimi tempi, dovremmo costruire nella Catalogna grandi maggioranze, ed avere molta volontà e molta capacità di resistenza. Lo abbiamo già dimostrato in molte occasioni lungo la nostra storia collettiva (….)
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L'ho detto alcuni giorni fa e lo ripeto oggi: niente sarà facile ma tutto è possibile.
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